Per pagare online basterà scattarsi un selfie
Pagare con un selfie sarà presto realtà. Il progetto, annunciato lo scorso agosto da MasterCard, sarà esteso ad un gruppo più ampio di utenti nel corso dei prossimi mesi e consentirà ai clienti dell'istituto bancario di inviare pagamenti semplicemente scattandosi un selfie.
Pagare con un selfie sarà presto realtà. Il progetto, annunciato lo scorso agosto da MasterCard, sarà esteso ad un gruppo più ampio di utenti nel corso dei prossimi mesi e consentirà ai clienti dell'istituto bancario di inviare pagamenti semplicemente scattandosi un selfie. L'intero processo, rinominato scherzosamente "selfie pay", consente di approvare l'invio di denaro accedendo alla fotocamera e facendo l'occhiolino; in questo modo il programma è in grado di distinguere il nostro volto reale da una fotografia, andando quindi a fornire un ulteriore livello di sicurezza al processo di pagamento.
Il selfie pay sarà integrato all'interno dell'applicazione Identity Check di MasterCard – attualmente non disponibile in tutto il mondo – e nasce come metodo più snello e veloce per effettuare pagamenti online senza dover inserire PIN o password legati al proprio account bancario. Inizialmente il servizio sarà disponibile in 14 paesi, compreso il Regno Unito, a partire dal periodo estivo. "La motivazione principale dietro all'espansione del selfie pay di MasterCard è la volontà di dare un taglio agli errori di sistema" ha spiegato l'istituto bancario in una nota.
"Questi spesso portano al rifiuto di una transazione legittima perché considerata una frode. Problemi di questo tipo costano all'azienda circa 118 miliardi di dollari all'anno, una cifra 13 volte superiore a quella che caratterizza le frodi". Il selfie pay non è però l'unico metodo di pagamento alternativo pensato da MasterCard. L'azienda sta infatti sperimentando altre forme di identificazione: oltre a quella tramite impronta digitale e riconoscimento facciale, un possibile metodo per autorizzare le transazioni potrebbe essere quello legato al riconoscimento vocale. Oppure, come suggerisce un'azienda inglese, le future password potrebbero essere delle semplici emoji.
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