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Lorys, il balletto di versioni di Veronica Panarello: interrogatorio in corso

Lorys, il balletto di versioni di Veronica Panarello: interrogatorio in corso
L'ultima "verità" di Veronica Panarello arriva nel corso della perizia psichiatrica, a poche settimane dall'udienza del 17 Marzo, sposando la tesi giornalistica di una "terza sagoma", di un presunto


Ho accompagnato Lorys a scuola. Anzi no, non l'ho accompagnato. Ho ricordato tutto quando sono andata al cimitero. Ho buttato il suo corpo nel canalone ma non l'ho ucciso io. Si è strangolato da solo. Ad ucciderlo è stato mio suocero. Così, in questi mesi, Veronica Panarello ha cambiato continuamente la sua versione dei fatti. Un "balletto" di dichiarazioni che non ha mai convinto la Procura di Ragusa secondo la quale l'unica colpevole sarebbe lei e soltanto lei. La stessa che ha già "sposato" due tesi giornalistiche: la prima, quella dell'incidente finito in tragedia, di cui aveva parlato anche "Chi l'ha visto?" in tempi non sospetti; la seconda, quella della terza sagoma e dunque di un complice, avanzata da "Mattino Cinque", che potrebbe aver spinto la Panarello a puntare il dito contro il suocero. Un nuovo capitolo di un thriller senza fine.

"Mio suocero ha ucciso Lorys, eravamo amanti"

Cambi di versione che arrivano prima delle udienze. L'ultima, ad esempio, non è stata resa dinanzi ad un magistrato ma soltanto in presenza di psicologi, in sede di perizia psichiatrica. Perché non riferirlo anche al pm? E soprattutto perché dirlo solo adesso, quando sta per chiudersi la perizia in vista della prossima udienza fissata per il 17 Marzo al Tribunale di Ragusa? Potrebbe trattarsi di un tentativo disperato per ottenere l'infermità mentale o, nella peggiore delle ipotesi, una semi-infermità. E' solo un modo per attirare l'attenzione su di sé è, invece, l'idea che si è fatta la sorella Antonella.

Il nonno indagato per atto dovuto
Andrea Stival si sarebbe nascosto nell'auto della Panarello, secondo il suo ultimo racconto. Sarebbe stato così abile da non farsi immortale da nessuna telecamera. Così bravo da non farsi vedere da nessuno e da non lasciare traccia sui tabulati telefonici. Così bravo da non cadere mai in errore. Perché, ed è giusto che si sappia, sia lui che la compagna erano già stati intercettati (anche all'interno della loro autovettura) e, come si evince dalle carte, sono già stati sentiti dagli inquirenti. Se avessero voluto nascondersi, se avessero voluto costruire un alibi di ferro, non si sarebbero recati nel negozio di fronte l'abitazione della Panarello. Sarebbe stata, quasi, un'ammissione di colpe. Secondo le dichiarazioni di Andrea Stival (indagato per un "atto dovuto", ndr), lui e la compagna sono usciti di casa alle 10.30 per poi andare verso la piazza, prendendo un caffè ed entrando in farmacia, per poi comprare le sigarette e infine entrare nel market.

"Gli volevo un bene dell'anima"
Lorys avrebbe minacciato la madre di raccontare tutto al padre, del suo presunto rapporto extraconiugale con il suocero (che, intanto, però aveva una compagna). E così, contraddicendo la sua precedente versione, che parlava di un incidente finito in tragedia, il piccolo sarebbe stato ucciso sotto i suoi occhi. Chi conosce bene Andrea Stival, però, parla di un uomo profondamente attaccato al nipote, quasi un secondo padre, in assenza di Davide, spesso fuori per lavoro. "Se n'è andata via la metà di me, gli volevo un bene dell'anima" ha dichiarato il nonno a "Porta a porta". Prima di Andrea Stival, tra l'altro, si era indagato a fondo anche sul "cacciatore" Orazio Fidone che, dopo poche ore dalla scomparsa, aveva trovato il corpicino di Lorys nei pressi del canalone. Come mai? La sua posizione, adesso, è stata archiviata; il cacciatore esce di scena, è fuori dalle indagini. Su di lui – ma anche sul genero – in questi mesi sono stati fatti accertamenti minuziosi: dall'analisi dei dati del traffico telefonico a quella del GPS installato sull'autovettura del "cacciatore". E non è stato trovato nulla.

Cosa rischia Veronica Panarello
Veronica Panarello rischia di essere condannata al massimo della pena prevista con il rito abbreviato, chiesto ed ottenuto dal difensore Francesco Villardita. Stando alle nostre fonti, l'infermità mentale – che avrebbe potuto garantirle un proscioglimento per "non punibilità" – potrebbe non esserle riconosciuta; i periti potrebbero negarle persino la semi infermità (che, invece, avrebbe comportato una riduzione della pena). Entro l'estate dovrebbe arrivare il "verdetto finale": se colpevole, con l'aggravante della premeditazione e del vincolo di consanguineità, la donna potrebbe rischiare fino a 30 anni di reclusione.

Il legale: "Movente forte, versione definitiva"
In corso l'interrogatorio nel carcere di Catania. Il legale di Veronica Panarello, ai cronisti, ha dichiarato: "Ho la convinzione che Veronica Panarello riconfermerà con dovizie di particolari quello che ha già detto alla psicologa e ai periti dal giudice, quindi potrebbe aggiungere nuovi particolari che potrebbero portare anche ad un risvolto della vicenda. Tutto, però, andrà sottoposto al vaglio degli inquirenti". E ancora: "Per la prima volta si parla di omicidio e non di incidente, per la prima volta si parla di movente e di arma del delitto, di correità, quindi di fatti che potrebbero avere una loro credibilità, se riscontrati dai magistrati. Il movente che ha offerto la Panarello è forte; la magistratura, invece, non l’aveva trovato […] Noi vogliamo la verità sostanziale e non solo quella processuale".

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