Francesca De André: “In orfanotrofio perché mio padre non mi voleva”
Ospite di Domenica Live, Francesca De André ha raccontato il brutto periodo trascorso in orfanotrofio. Ha dichiarato: "Nessuno dei miei parenti ha fatto in modo di avere il mio affidamento. Mio padre, dal momento in cui non mi aveva più tra le scatole, si sentiva a posto così." Alba Parietti è intervenuta sul suo profilo Facebook per difendere la ragazza e attaccare duramente il suo ex fidanzato, Cristiano De André.
Ieri ha ripreso il via “Domenica Live”, tra gli ospiti che si sono raccontati nel salottino di Barbara D’Urso, c’è stata anche Francesca De André. Figlia di Cristiano e nipote del grande Fabrizio De André, ha raccontato la sua infanzia:
“I miei genitori si sono separati quando avevo tre anni, io sono scappata di casa quando ne avevo quindici. Mia madre è spagnola, è venuta in Italia e si è ritrovata da sola con tre bambini (ho due fratelli gemelli) senza nessuno che le potesse dare una mano. A 15 anni, come dicevo, me ne sono andata perché i rapporti con mia madre erano diventati davvero invivibili. La ringrazio perché mi ha fatto crescere con un’educazione rigida che mi ha aiutato ad essere la donna che sono, però non potevo più vivere con lei.”
Poi è stata affidata a suo padre e solo quattro mesi dopo è finita in un orfanotrofio:
“Alla fine è intervenuto il giudice minorile e sono stata affidata a mio padre ma sono stata lì solo quattro mesi ed è stato tragico perché mio padre era troppo libertino per gestirmi. Sono finita in orfanotrofio perché nessuno dei miei parenti ha fatto in modo di avere il mio affidamento. Quindi sono finita a casa Nazareth, un orfanotrofio del comune di Milano.”
Per lei è stato un incubo, reso tale anche dal difficile rapporto con l’assistente sociale:
“Per me quel periodo è stato un incubo. Il mio problema principale era che mi avevano dato una tutrice, un’assistente sociale, che è stata di una cattiveria tremenda: “Tu non hai più una famiglia”, mi diceva “non hai più genitori, sorelle o parenti. Questa è casa tua e lo sarà sempre”. Voleva togliermi dalla mia scuola, il liceo linguistico che frequentavo, per farmi fare una scuola di estetica. Le altre ragazze erano figlie di persone che avevano avuto problemi grossi, creavano un po’ di nonnismo se vogliamo chiamarlo così. Nessuno dei miei parenti è mai venuto a trovarmi. Nemmeno una chiamata per sapere come stessi. Mio padre, dal momento in cui non mi aveva più tra le scatole, si sentiva a posto così.”
Così, Francesca provava a scappare:
“Io ogni tanto scappavo, vedevo il mio fidanzato di allora. Venivano a prendermi i carabinieri a scuola per riportarmi all’istituto. Mi trovavano a scuola perché frequentavo sempre. Ho minacciato di andarmene all’estero fino a che non avrei compiuto 18 anni. Sono tenuti male quei posti, i ragazzi vanno seguiti di più. Non so come sia la situazione adesso, ma io ho vissuto un incubo.”
Alba Parietti difende Francesca e tuona: “Cristiano De André ha fatto soffrire tante persone”
Alba Parietti, che ha avuto una relazione con Cristiano De André, ha voluto dire la sua sulla vicenda e lo ha fatto tramite un lungo sfogo su Facebook:
“Oggi vedendo l’ intervista di Francesca ho provato vergogna e dispiacere. Le cose di cui lei parla le sapevo, i comportamenti di suo padre nei confronti dei figli li ho sempre saputi, ero al corrente di tutto, dai loro disperati racconti da ciò che avevo visto, ne sono stata sempre cosciente, ma anche io ho chiuso un occhio e ho pensato stupidamente, che anche lui, povera vittima a sua volta, aveva subito e sofferto e che con me sarebbe stato diverso, come tutte le donne che amano, che compatiscono, proteggono il loro aguzzino, ho pensato che con me sarebbe stato un uomo, che lo avrei aiutato a essere consapevole dei suoi tragici errori, da quello che oggi ho visto descrivere. E quello che ne è venuto fuori è quello che è. Nonostante abbia spesso provato tenerezza, per la sua disperata incapacità di amare gli altri e rispettare per primo se stesso. Sono stata sua complice nello sdoganarlo, nel coprire, nel giustificare, come sempre hanno fatto tutti, i suoi comportamenti, inaccettabili, che non sono mai cambiati, mai migliorati, senza consapevolezza, senza dispiacere per il male fatto e pentimento.”
Ogni tentativo di parlargli, a suo dire, sarebbe stato vano:
“Ho provato ad affrontarlo, a dirgli la verità su come si comportava. A fargli da coscienza, da specchio, da alter ego, a riportarlo alla realtà e sono stata allontanata. Esclusa come un’appestata. Con cattiveria e volontà di mortificarmi. Lui non ha mai chiesto scusa a nessuno per il male che ha sempre fatto a tutti o detto un grazie per l’aiuto ricevuto. Zero rispetto per sé e per gli altri. Totalmente concentrato su un progetto autodistruttivo che coinvolgeva chiunque gli stesse vicino. Francesca ha rotto la catena, ha rotto l’incantesimo del silenzio su una storia di cui tutti siamo consapevoli, tutti, di atteggiamenti che nessuno deve più giustificare per compatimento, perché producono altro dolore e altre vittime come di questo silenzio. Si deve rompere la catena e non coprire, non giustificare l’orrore che si riproduce a effetto domino. Basta giustificare uomini che offendono, mortificano, usano violenza psicologica e fisica su figli, mogli, amiche, amici, donne magari deboli. Basta giustificare l’orrore, nasconderlo, occultarlo come spazzatura sotto un bel tappeto. Bisogna avere il coraggio di dire la verità di liberarsi di scomodi e comodi fantasmi. Di distruggere il passato e rialaborarlo per potere guardare il presente con orgoglio, dignità e distacco dal dolore prima di tutto, affrontando la verità e smettere di imbiancare sepolcri in nome del “buon nome”. Ti voglio bene piccola Francesca e mi hai commosso. Io sono stata una cattiva ragazza come te, e come te provocavo e provoco perché sono stata abituata a difendermi, a lottare anche contro chi mi doveva proteggere. L’immagine che ne è uscita è una richiesta di aiuto, di scuse che non sono mai arrivate insieme al bisogno di una presenza da padre adulto, che un padre deve alla figlia. Io ricordo la notte in cui sei stata ore ad aspettare che io e tuo padre facessimo pace al telefono, e tu quattro ore ad aspettare, per il bene nostro che bene non è stato. Non ti fare intimorire, fatti chiedere scusa da tutti. Te lo devono. Ti abbraccio fortissimo, Alba.”
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