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FOLLI E AFFAMATI. CIAO STEVE JOBS!


 Il creatore della Apple ci lascia. Era malato di tumore al pancreas 

56 anni e un tumore al pancreas. Miliardario, informatico, genio. Il creatore di Apple, l'inventore di Mac, Iphone, Ipad e Ipod. Lui che, allontanato dalla Apple, dal 1985 al 1996 aveva attraversato una crisi che lo stava riducendo sul lastrico.
E invece no, sappiamo tutti come è andata. Steve Jobs ci voleva affamati e folli e da affamato e folle se n'è andato. Una vita di sconfitte ed eccellenze finchè, colpito da un tumore al pancreas, ha perduto questa battaglia. Già da un pò di tempo la sua creatura Apple aveva dovuto fare a meno del suo operato, lasciando tutti gli incarichi, dal 24 agosto, al suo braccio destro Tim Cook. 
Circa 20 anni fa il braccio destro di allora, John Sculley, gli voltava le spalle cancellandolo da la Mela, e tutto ciò che proprio lui aveva creato. L'epopea fallimentare di NextComputer, poi la rinascita con la Pixar e la crisi di Apple senza il suo visionario: eventi che conduranno tutti verso un'unica meta, Jobs di nuovo, e ancora, tra le stelle. "Non sai mai cosa ti sta per accadere" diceva. E lo ha dimostrando non inventando prodotti nuovi (i pc, i cellulari, i lettori Mp3 c'erano già) ma rivoluzionando totalmente il modo di fruire del tempo libero, di navigare su Internet, di accedere alla conoscenza. Comunicare e cambiare, continuamente. Apple non è più un marchio, ma un'icona di vita. E gli Apple store sono il segno di questa cultura che "si diffone e fonde" da una parte all'altra del mondo.
Prima che emanasse il suo ultimo respiro si era sperato in una riconciliazione con il suo vero padre ,il siriano-americano Abdulfattah Jandali, che lo aveva abbandonato e lasciato ai genitori adottivi Paul e Clara Jobs di Mountain View. Un uomo che accendeva l'ingegno di chiunque lo incontrasse, quasi come se la lampadina con il fumetto "Eureka" fosse costantemente poggiata sul suo capo. "Siate arrabbiati, siate folli" sono le parole che tutti ricordano: il 12 giugno 2005, all'Università di Stanford in occasione delle lauree tiene un discorso rivolto a tutti i giovani presenti. Ripercorre la sua storia, che consiste nell' "unire i puntini". Le difficoltà, i fallimenti da giovane e da adulto, da studente e da imprenditore. M "qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa" e "E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che facciamo. Chi ancora non l'ha trovato, deve continuare a cercare. Non accontentarsi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. Bisogna continuare a cercare sino a che non lo si è trovato. Senza accontentarsi."
Folli e affamati della vita. Così ci voleva. Ed è così che ci ha parlato, guarda il video! 




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